Dorando Pietri era di Segrate
Corre l’anno 1908, Olimpiadi di Londra, il nostro atleta sta correndo la maratona, arriva barcollando davanti al traguardo che non riesce a superare da solo, in quanto stremato dalla fatica. Lo aiutano i giudici ma verrà squalificato e l’oro assegnato ad altro maratoneta. Per la storia resterà comunque lui il vincitore. Il suo nome diviene negli anni sinonimo di chi cade all’ultima curva, dopo una gara condotta al comando, di chi, vinto dalla fatica ed anche dalla sfortuna non riesce ad ottenere ciò che meriterebbe ampiamente. A me che ho vissuto, da interista sfegatato, il 5 maggio 2002 a Roma, tocca raccontare il week end horribilis vissuto dalla nostra amata e splendida Società. Allora toccò all’hombre vertical, al secolo Hector Cuper, cadere di fronte all’arrivo. Tra sabato e domenica è stato il turno prima del Roma, poi del Chicco e infine dell’Albi arrivare in San Pietro senza vedere affacciarsi il Papa. Si parte sabato pomeriggio con la nostra juniores impegnata contro il Garlasco, squadra tosta che all’andata abbiamo battuto sul loro campo. Ci basta perdere con un solo gol di scarto e salvezza sarà. Primo tempo di sofferenza pura con gol nostro, segnato dal Lori di testa, regolare per tutti, avversari compresi. Tutti fuorché uno, un pavido e tremebondo ragazzo sfortunatamente, per noi, dotato di fischietto. Prima lo convalida poi, memore di non so cosa, torna sui suoi passi e sorprendendo gli stessi nativi della città delle Rotonde lo annulla. Segna il loro capitano che, se volessimo peccare di dietrologia, nemmeno dovrebbe esserci visto che sabato scorso fu solo ammonito e non espulso per fallo, da ultimo uomo, sul Ferra lanciato a rete. Andiamo al riposo col fiatone. Nella ripresa ci mettiamo guardinghi a difesa della pagnotta. Non corriamo un solo pericolo e nemmeno un tiro da lontano dei nostri amici di Garlasco che riesca ad impensierirci. Giusto il tempo di pensare di avercela fatta che al minuto 82 il sig. direttore non ferma il gioco su duplice infortunio di due nostri ragazzi. A terra tenendosi la testa tra le mani questi assistono al proseguo dell’azione che porterà il timoroso a decretare un rigore sacrosanto. La ciliegia sulla Sacher la mette subito dopo. Dopo almeno dieci minuti di stop, loro segnano il rigore, il gioco riprende, noi veniamo fermati al primo minuto da dubbio fuorigioco e lui, con almeno dodici primi ancora da giocare, tira su il pallone, nemmeno fosse suo, e se ne scappa a casa dalla mamma. Addio Regionali A e proprio nel momento in cui avremmo strameritato di restarci. Il week end di chi ama frustarsi prosegue ad Agrate, qui i nostri Allievi si giocano la possibilità di entrare nei Regionali. La scorsa domenica, pur dominando nella ripresa, non sono riusciti ad andare oltre il pari contro un volonteroso Fanfulla Cavenago. Ad Agrate le cose vanno, se possibile, anche peggio, visto che lo spareggio diretto ci vede soccombere per tre reti a una. Così un campionato spavaldo, condotto in modo superlativo dai Chicco boys viene vanificato dall’esito di questo sfortunato incontro. Si parla di braccino corto del tennista che si trova a servire per il match ma sente la racchetta pesare tonnellate e fatica ad assestare il colpo decisivo. Conoscendo i ragazzi, apprezzando il loro allenatore, che conosco meglio di tanti, non posso che dirmi dispiaciuto per questa sfiga che si è accanita proprio davanti al nastro di arrivo. Resta un lumicino al quale attaccarsi, speriamo divampi. Raccogliamo i cocci e via verso Paullo. Non può andarci sempre male, non posso credere alla regola del “non c’è due senza tre”. C’è un solo modo per togliermi i due chiodi conficcati nel piede, asfaltare la Paullese. I ragazzi della Prima sono stati superlativi, hanno condotto un campionato fantastico, dove solo gli episodi ci hanno detto male. Una per tutte la maledetta sera di Locate dove in vantaggio per due reti a zero, al minuto 70, fummo fermati dall’indigestione patita dal Direttore di gara. Non voglio pensare ai tre rigori sbagliati perché solo chi ha il coraggio di tirarli può permettersi di calciarli fuori. Mi dico invece che su trentuno gare ne abbiamo persa una sola. I vincitori morali siamo senza dubbio noi ma di questa vittoria, ahimè, non possiamo vantarci. Speravo nella nemesi, auspicavo che il fatto di trovarci di fronte la Paullese, unica a batterci in campionato nel lontano mese di settembre 2015, ci avrebbe portato alla vittoria, compensando le sofferenze e la sfortuna di questi mesi e di questi anni in cui, per bravura e capacità, ben altro e di più avremmo meritato. Segniamo dopo trenta secondi con il fenomeno Sircana, sfioriamo il raddoppio, dominiamo per i primi trenta minuti ma al trentacinquesimo becchiamo il pari. Nella ripresa, con quattro punte in campo, non li facciamo uscire dalla loro area, colpiamo un palo con Santi, li aggrediamo sin oltre le linee di gioco, spremiamo ogni stilla di sudore. Non basta. Finisce in parità ed io, provato, torno indietro di quattordici anni. Al quarto gol della Lazio chiusi le persiane di casa restando in silenzio, al buio, alle cinque della sera. I miei tre figli, allora piccoli, con maglietta di Ronaldo sulle spalle insistevano affinché li portassi a festeggiare. Non sapevo cosa dire. Solo chi ama il calcio può capirmi per tutti gli altri, mia moglie in primis, ero pazzo. Giurai che mai più avrei sofferto per undici pirla in calzoncini che corrono dietro ad una sfera, che nella vita ci sono cose più importanti, che ……………. Durò un’ora. Al minuto sessantuno mi esplose dentro una passione, se possibile, ancora più forte di prima. Cresceva il mio senso di appartenenza, aumentava il mio affetto, la mia vicinanza ai colori che amavo. Si veniva da anni di carestie, da digiuni di natura biblica. Pazienza ci rifaremo. Lo stesso sentimento provo oggi. Vedere tanti appassionati del Città di Segrate tifare sulle tribune di Paullo, assistere al loro sostare, al termine della gara, di fronte all’uscita degli spogliatoi per consolare i nostri ragazzi ha fatto sì che non mi servisse nemmeno un’ora per riprendermi. Rialziamoci subito. Lo dobbiamo ai tanti che sono sempre venuti al seguito di queste squadre, ai Brioschi, all’Angela, ai genitori della Juniores, tutti, a Franchino e alla sua signora, alla Paoletta, alla nonna del Teo, al mio fraterno amico Antonio e a tanti altri. Grazie ai ragazzi degli Allievi, a quelli della Juniores e a quelli della Prima, sui cui volti, di tutti, la delusione e la tristezza sono medaglie. Non può esserci spazio per critiche, per recriminazioni, per processi di fronte a chi ha dato il 110%. Per la cronaca dopo quella domenica del 5 maggio arrivò anche il Triplete. The End.
Polisportivasegrate.it
Ufficio Stampa
Il Barba