PRIMA CATEGORIA: Il malocchio
Romeo Anconetani, all’Arena Garibaldi di Pisa, sparse 26 chili di sale prima di una partita, poi vinta, contro il Cesena, Papa Diop, giocatore senegalese del Fulham, mise in atto, sulle porte del campo di casa, lo “juju”, variante del più conosciuto rito “wodoo”, per allontanare il maligno. Il Fulham ne vinse nove si dieci. A Cassano, oggi, va in scena la sfiga. Vi arriviamo, con la solita coda di lungodegenti al seguito a cui, in settimana, si sono aggiunti anche Miki Cuseo e Fusina. Tutti sul pezzo e vicini, come al solito e come sempre, ai compagni. Pioggerellina fine e tipica atmosfera da campagna lombarda, resa triste e squallida dai centri commerciali, super affollati anche nel giorno del Signore, sorti al posto delle cascine. Si parte. Dalle prime battute si percepisce grande attenzione e massimo impegno dei nostri. Andiamo su ogni biglia, teniamo le distanze tra i reparti, con Marco e Santi che si fiondano dalla tre quarti lanciandosi in pericolose incursioni e ricevendo aiuto e conforto dal gran lavoro del centrocampo dove Ane, oggi superbo, insieme al Mago e al Colna, anche loro bravissimi, coprono tutto il campo allacciando attacco e difesa. Parigi Roberto disputa forse la miglior partita della sua, sin qui breve, carriera. Impossibile prendergli palla, spostarlo, anticiparlo. Un masso di granito che non si lascia scalfire, un tronco di sicomoro, piantato nel terreno che riceve, difende, si gira e si lancia o parte in azioni ficcanti. La difesa fa il suo, come sempre, con Rudi e Pippo che fanno la fascia alla grandissima, come e meglio del solito. Nel primo tempo, abbastanza equilibrato, rischiamo nulla. Brunetti potrebbe tranquillamente leggersi un libro o chiamare a casa per un saluto. Le azioni migliori sono nostre ed in un paio di occasioni andiamo vicino al goal. Cassano salvato dal portiere e dal palo. Termina la prima frazione, la squadra è piaciuta, molto. Ha sempre cercato di giocare, di manovrare. Attenta e ordinata avrebbe meritato qualcosa di più avendo fatto la gara. Persino il nostro Dino, fine e critico intenditore di futbol, apprezza. La ripresa diventa praticamente un monologo almeno fino al minuto 41. Maciniamo azioni su azioni che, solo per mera sfiga, non arrivano al punto. Una su tutte il rigore in movimento del Colna con tiro sicuro, che va sopra la sbarra orizzontale, calciato da pochi centimetri. Al minuto 25 il Parigi suggella la sua maiuscola gara con un eurogol, tiro di sinistro da fuori che si insacca sotto la traversa di un bravissimo e incolpevole portiere avversario. Ci siamo solo noi. Ne mancano quattro, di giri di lancetta al termine, quando un giocatore del Cassano entra in gioco pericoloso, rubando palla, a centrocampo. L’arbitro, di un paese qui vicino, porta il fischietto alle labbra ma si dimentica che per emettere un fischio occorre soffiarci dentro. L’azione prosegue, Mascia, anche oggi eccezionale come Taro, cerca la spaccata, facendosi anche male. Palla che resta e lì e loro, al secondo tiro oggi nello specchio, pareggiano immeritatamente. Ci ributtiamo sotto a testa bassa, entra anche Ferraguto all’esordio. Al secondo di recupero becchiamo un contropiede con tiro, da fuori, non irresistibile che Brunetti smanaccia, non quanto basta ad impedire la ribattuta, da due passi, del nuovo entrato. Siamo alla beffa. Pazzesco. Nemmeno il più sfegatato tifoso del Cassano avrebbe potuto immaginare simile epilogo. L’arbitro dei paraggi, quello che vorresti sempre avere in casa, riesce poi, nella incredibile impresa di portare al limite dell’area un fallo, commesso un metro all’interno della stessa, sul Capitano lanciato a rete. Rosso e palla spostata al limite tra l’imbarazzo, doppio, di molti cassanesi in tribuna. Finisce così e sul rientro, mesto, dei nostri verso gli spogliatoi infierisce il loro astemio, ma non oggi, Presidente, abile nell’insultare e aggredire verbalmente, e non solo, i nostri, dimentico di una semplice regola di comportamento: l’educazione. Capace di far vergognare persino i propri giocatori e dirigenti già imbarazzati per il risultato. La sfortuna è talvolta alibi per sconfitte e delusioni. Mai come questa volta è unica e oggettiva motivazione per un falso risultato. Che dire, ce l’hanno tirata. Non si può giocare così 85 minuti ed uscire con un pugno di mosche. Il Mr., nel ritorno verso casa, confessava al fido Manes, di sentirsi distrutto, non per se ma per i suoi ragazzi che ben altro oggi avrebbero meritato. La tela dipinta, fino a poco dal termine, era quella di un Renoir, colori di pura gioia impressionista, mentre al termine spunta la malinconia di Hayez. Cura contro la sfiga? Due magnum di prosecco, freschi, portati dal sottoscritto martedì sera, alla ripresa degli allenamenti, per rincuorare i ragazzi e ringraziarli. Festeggiamo non una sconfitta ma il loro grande cuore. Qualcuno pensi al companatico. Dai, girerà.
SPORTING V. MAZZOLA |
2 |
CITTA’ DI SEGRATE |
1 |
FORMAZIONE
Brunetti, Sircana R., Filippi, Masciadri, Tarozzo, Anesi, Colnaghi, Merlino, Parigi (Ferraguto), Santi (La Torre), Sircana M.
Tecnico
Sig. Omini
Marcatore
- Parigi
Polisportivasegrate.it
Ufficio Stampa
Il barba